La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.
26.5.05
Desaparecer
Un po' mi pesa. E' come mi fossi inventata un'esistenza nuova, raminga. Il luogo che chiamo casa quasi un accampamento. I cuccioli che chiamo figli quasi orfani di dolcezze. Vita in sospeso - capriccioso domani. Due piccole cose per farvi compagnia in questi giorni Ecatina-light. Una è un pensiero lieto: ieri ci siamo sentite la prima volta sul filo io e la Metallina. E mi è venuto in mente l'incontro di Io non ho paura, fra Filippo che non ci vede e Michele che non capisce: il piccolino che ha gli occhi chiusi per la paura e la sosta lunga al buio dice all'altro toccandogli il volto: "Sei piccolo. Sei come me. Siamo uguali". Sabri si stupirà (forse), ma è esattamente la sensazione che ho avuto parlandole. Com'è che si incrociano esistenze così simili, sul blog?
E com'è (e questo il secondo pensiero) che si incrociano esistenze così diverse e così particolari? Il mio amico sessantenne Azor mi invia un libro di Benedetti. Dove la sottoscritta pesca una lirica del poeta cileno Pedro Lastra, sui giovani (e su chi è stato giovane). Me la regala, ve la regalo:
Sì, parleremo della nostra gioventù
Sí, ne parleremo poi, morti o vivi,
con tanto tempo in cima,
con anni fantasmali - che non furono i nostri,
e giorni che venivan dal mare e tornarono
alla sua profonda permanenza.
Sí, parleremo della nostra gioventù quasi dimenticandoci,
confondendo le notti ed i suoi nomi,
quel che ci fu levato,
l'essenza di una torbida battaglia con i sogni.
Parleremo seduti nei parchi come venti
come trent'anni fa,
indignati del mondo,
non ricordando parola, quali fossimo,
da dove sgorgò l'amore,
in quali - vaghe - città abitammo.
E buona notte, e buon viaggio, amici miei.
E com'è (e questo il secondo pensiero) che si incrociano esistenze così diverse e così particolari? Il mio amico sessantenne Azor mi invia un libro di Benedetti. Dove la sottoscritta pesca una lirica del poeta cileno Pedro Lastra, sui giovani (e su chi è stato giovane). Me la regala, ve la regalo:
Sì, parleremo della nostra gioventù
Sí, ne parleremo poi, morti o vivi,
con tanto tempo in cima,
con anni fantasmali - che non furono i nostri,
e giorni che venivan dal mare e tornarono
alla sua profonda permanenza.
Sí, parleremo della nostra gioventù quasi dimenticandoci,
confondendo le notti ed i suoi nomi,
quel che ci fu levato,
l'essenza di una torbida battaglia con i sogni.
Parleremo seduti nei parchi come venti
come trent'anni fa,
indignati del mondo,
non ricordando parola, quali fossimo,
da dove sgorgò l'amore,
in quali - vaghe - città abitammo.
E buona notte, e buon viaggio, amici miei.