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La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.


29.11.05


Cronache coloniesi. L'avvento dell'Avvento



Qui Natale inizia a fine Agosto: ché già in quei giorni i supermercati iniziano ad esporre i 'cuori di panpepato' (Lebkuchenherzen), tipica golosità natalizia rivestita di cioccolato (buoooni sono, non immaginate - tranne forse gli altoatesini - quanto!). Non parliamo perciò di fine novembre: è tutto un tripudio di Babbi Natale, stelle di vetro, di legno e ogni altro materiale possibile, angioletti e luccichini, mercatini e calendari dell'avvento. Bene, mi è sovvenuto anche questo mio post dell'anno passato, dal quale vi ripropongo la poesia, il Poema di Natale di Wendy Cope (tanto per segnalare che poco è cambiato ...):

At Christmas little children sing and merry bells jingle,
The cold winter air makes our hands and faces tingle
And happy families go to church and cheerily they mingle
And the whole business is unbelievably dreadful, if you're single.


28.11.05


Cronache coloniesi. Keine Zeit


Oggi è un po' dura. Corro vedo gente faccio cose. Perché non mi scrivete voi 'come butta' nei commenti? Vi leggo stasera ...


24.11.05


Cronache coloniesi. Lebbe geht weiter


Quello nel titolo era il detto preferito di un allenatore di calcio jugoslavo (Dragoslav Stepanovic! San Gùgol ci sovviene anche in questo!), che anni fa era in quota presso la squadra di Francoforte. Essendosi che questa perdeva ad ogni turno, il buon Stepanovic, nel dire "la vita va avanti" (o: "domani è un altro giorno", alla 'O Hara), storpiava così il tedesco "das Leben geht weiter" (inutile dire che, qualche anno fa, il detto da queste parti era costante running gag, come si rileva ancora da alcuni blog teutoni). Questo è anche quel che mi ripeto alla fine di una giornata di mille impulsi contrastanti, di alti e bassi e medi, in cui mi maledico per esser tornata nel Vaso di Pandora dei ricordi e al tempo stesso trovo lampi di familiarità e simpatia. A sorreggermi - sorprende! - è proprio il mio passato di ombre e luci, di volti e voci che ritornano, di paralleli fra il mai stato e l'attuale. Ma anche un po' di rabbia per il non appartenere ad alcun luogo e ad alcuno, per questa mia libertas nimia atque vecors che a volte è un vincolo ella stessa. Ma (tanto per recuperare anche il buon vecchio Freddie) show must go on ...


23.11.05


(Di)gavagazioni. Ovvero: fuffabolario dell'avvento


Eggià. Mi son tornate in mente le scorribande del lessico famigliare agostano. Vi ricordate del fuffabolario estivo? Nooo? Peggio per voi. Riprendiamo per una puntata (extra)vagante. La parola è: gavagai.
Etnìa semisconosciuta popolante un atollo indonesiano a sud (=gai) di Giava. Risultato di un fortunato incrocio fra un ceppo Siamese nato per mutazione a pelo lungo e un gruppo Balinese. Molto diffusa, presso tale popolo, l'assunzione di una pianta officinale che procura allucinazioni e che i nativi definiscono Spezia. Leggendaria l'apparizione di enormi Vermi delle risaie, ghiotti a loro volta di Spezia e attratti dalle vibrazioni provocate dai tamburi nelle danze rituali al grido di "Gavagai"!!!!

E' il meglio che mi riesca di ottenere, a quest'ora. Prendetevela con Umberto Eco e con Giocatore



Polizia etica



Non mi esalta sempre, il blog di Grillo. A 'sto giro, però, l'azione mi pare davvero meritoria. L'ineffabile ha acquistato una pagina sull'Herald Tribune in cui segnala che ben 23 dei nostri parlamentari hanno subito condanne penali (quasi tutti per corruzione e concussione). La lista dei suddetti è consultabile qui. Direi che, nel pieno della campagna elettorale in cui ci troviamo, sia bene che anche da sinistra si tirino fuori le unghie (e non parlo dell'infame attacco alla legge 194 solo perché non vorrei rovinarmi la giornata). Un solo dubbio mi resta: l'annuncio costa una marea di Euri (oltre 55mila, se ho fatto bene i conti) e il buon Grillo chiede una colletta sul suo blog. E se raccogliesse più della somma richiesta? La Banca Etica su cui vien versato il denaro provvederebbe ad altre 'operazioni di pulizia'? Insomma, controllo - anche sui controllori.


21.11.05


Cronache coloniesi. Continua ...



Piccole disavventure ecatesche crescono. Ieri (come molti di voi già sanno) ero qui a godermi la mostra di Matisse (più di duecento opere e in più foto degli anni '40 e '50 dei 'luoghi' dell'artista) quando mi arriva sul cellulare (i crucchi dicono che noi italiani lo lasciamo sempre acceso) un sms di Pier. Lo leggo, faccio per rispondergli, ma mi si avvicina un gendarme in gonnella (più schwizzera che teutone, avrei detto) che mi prega di spegnere immantinente l'aggeggio. Obbedisco (che già mi vedo arrivare i Bullen a intrappolarmi in auto senza maniglie ...). All'uscita provo a riaccendere. Nella fretta digito male il PIN. Una volta. Due volte. L'amica che ho accanto mi avverte, mentre pesto irritata i tastini, che alla terza volta la carta si blocca. E infatti. Ora mi toccherà far partire una serie di telefonate per l'Italia per cercar di recuperare il PUK. E invece. Pare vi sia un Dio per gli imbranati. Stamane ho scoperto di aver con me la tessera con i numerini fatati. Insomma, potete tranquillamente attendervi altro spam ecatesco via SMS ...

Una delle bellissime odalische esposte ricordo di averla vista (commentata) da lui (ora non trovo il link esatto, ma grazie!).



19.11.05


Cronache coloniesi. Parte qualcosa. Mugugni predomenicali.


A te piace un piatto di pasta, una pizza ogni tanto e un buon bicchiere di vino la sera. Lui non mangia dolci, non beve caffè, alcool solo nel fine settimana. Per te sport è qualcosa da guardare in tv di tanto in tanto. Per lui una costante da praticare sette giorni su sette. Per te rovistare fra vecchi volumi polverosi e trovarvi una scintilla su cui ricamare per giorni è ragione di vita. Per lui mezzo per arrivare al fine. La musica che ti rende la vita degna di esser vissuta è il rock-pop fra gli anni '70 e i '90. La sua l'heavy metal. Non c'è proprio nessuna speranza.

Sia scritto con un mezzo sorriso sulle labbra. E' un 'nulla di fatto' che una volta tanto mi lascia contenta.



S.P.Q.T.



Loro forse non se ne ricordano, ma è da sempre che i Germani vedono l'albero come un oggetto sacro. Bene, fra le più recenti follie ve n'è una che in qualche modo richiama la 'tradizione'. A Hümmel, un paesetto di poco più di 500 anime, si sono inventati il bosco del riposo: è ora possibile, a chi lo desideri, scegliersi una quercia (possibilmente secolare) sotto la quale far seppellire i propri resti. Così come (da noi come da loro) si provvede per tempo a 'prenotarsi' un loculo, ora i saggi (?) tedeschi affittano anche pezzettini di bosco. Il vantaggio - oltre ad una sepoltura nella natura - è per l'albero: gli affitti durano infatti 99 anni, e per tutto questo tempo l'albero resta al sicuro dall'accetta. Il bosco si assicura la sopravvivenza per un secolo - e l'economia del paesello, ovviamente, anche.


15.11.05


Cronache coloniesi. Parte sesta.
Un'isola di silenzio



Non mi manca tanto il sole (benché quello di qui sia una copia pallida e stinta di quello 'mio' levantino e vivido e benché, in questo seminterrato, di sole se ne veda comunque pochino). E neppure il girandolare dei tanti che arricchiscono la mia vita di tutti i giorni nella mia anticamera d'Africa (anche se mi mancano, eccome). Non mi manca tanto (anche se se ne sente l'assenza, figurarsi!) il mio Puck sdraiato sul tavolo di studio, col musetto poggiato accanto alla ventola del portatile, che ogni tanto allunga la zampa in cerca di carezze distratte. Quel che proprio non sopporto è l'assenza di musica. La mia brava radio-stereo che discreta dilaga alle spalle. O l'autoradio col suo fido lettore MP3. Ma qui non avrei potuto portar musica, soprattutto la sera regna un silenzio da santuario, col gruppetto di bravi amanuensi tutti a ticchettare sui loro computer - la mia rumorosità italica avrebbe sconvolto più d'uno. E anche il portatile, come molti ben sanno, è sordomuto da un po'. Ché diversamente, in quest'ora pacata di chiudibattenti, farei risuonare impietosa la mia adorata Annie Lennox.

Da una suggestione di Giò / Mat.



14.11.05


[Intervallino 'sferico']



Eggià. Ecatina che parla sempre di blog, proprio in questi giorni che sembra esserci un bel po' di marasma nel bloghisferio, tace (ha taciuto, tacque). Eggià. Ma è lontana, direte. Eppure letture come questa, come questa o come (last but not least in una serie di suoi post) questa, le han dato da pensare. A come siamo diversi, a come (pur intendendoci così bene) reagiamo così diversamente alle sollecitazioni che provengono da questo strano mondo, a come a volte un paio di righe lette in un commento posson produrci un'incazzatura che dura giorni, o un'esultanza inaspettata. Ha evitato di prendere parte, a 'sto giro, e non prenderà parti ufficiali (anche perché non crede vi sia da prendere parte). Racconterà invece una novellina morale (sul tipo di quelle che piacciono a un blogger a lei così lontano così vicino). Una fanciullina aperta e impulsiva si affacciava al mezzo, grosso modo un paio d'anni fa. Presa dall'entusiasmo, iniziava a lasciar commenti a destra e a manca, e a postare a volte in modo maldestro - nonché a fomentare, forse, postature maldestre di altri. Oltre ad attirarsi una serie di improperi, la fanciullina in questione ne riportò una serie di incazzature che ben sapeva assurde (perché dovute a una manciata di bit, e non a litigi o conflittualità 'in 3D', dovute a persone che forse mai avrebbe incontrato e che nulla di lei sapevano). A un certo punto comprese che così non poteva andare avanti. Passò al silenzio-stampa per un po', finì poi per chiudere il blog. Furono persone (donne straordinarie, per meglio dire) che sino allora l'avevano letta volentieri a convincerla a riaprire, sotto altra forma. Non so dire se la fanciullina abbia trovato davvero una via sua (dato che la sua via è fatta di tante vie diverse, eclettica e scombinata com'è). Pare però che abbia trovato amicizie meravigliose in rete, con cui godere risate reali e virtuali, e addirittura organizzare gite e cene, oltre ad avere scambi epistolari che l'arricchiscono. Non le chiedete se fosse meglio prima o adesso. Vi risponderebbe con un sorrisetto leggero e una scrollata di spalle. Per passare al prossimo post, o alla prossima mail densi di stimoli e scambi.


11.11.05


Cronache coloniesi. Parte quinta. Goliardia



È che questa città è pazza per il carnevale. È che stamane, l'11.11 alle ore 11, si è ufficialmente dichiarato aperto il Carnevale di Colonia (non oso pensare cosa avverrà nel 2011). È che da oggi fino a febbraio (o forse nel 2006 a marzo) vi saranno riunioni di gente mascherata e circoli "del Carnevale", per organizzare la settimana di festività, sbirrazzarsi e cantare canzoni popolari. È che esci di casa e trovi le strade piene di monaci, infermiere, cappelli strani, spilungoni travestiti da galline e fanciulle addobbate con festoni. E vorresti essere anche tu alle 11 all'Alter Markt. Ma decidi che sei troppo in là con gli anni (Ecatina insolitamente saggia!) e te ne torni al lavoro.


9.11.05


Cronache coloniesi. Parte quarta. Una donna



Cristina guarda alla vita con un entusiasmo che tu neanche a vent'anni. Ama Napoli e i napoletani come tu neanche in un'altra vita. È stata in mille mondi, l'hanno arricchita mille e più contatti. Parla delle figlie (come altre amiche che mi regalano i loro racconti) come ne fosse la figlia. Parla degli uomini come un universo splendido e variegato, passa sopra ad egoismi e vanterie, a Selbstreferenz e insensibilità, ne ama anche i silenzi e le assenze, i ritorni improvvisi, le bugie mirate e i racconti insensati. A tratti me ne sento anch'io mamma, vorrei dissuaderla, ricondurla coi piedi per terra, regalarle quel sonno che perde. In realtà so. È per non ritrovarmi allo specchio, ad amare le stesse attese e inquietudini, le stesse fantasie e vertigini. Indicibile il fascino di questo specchio infranto, che rimanda mille immagini diverse e pure sempre la stessa, senza rimedio.


7.11.05


Cronache coloniesi. Parte terza. Una domenica di sole


Giornata calda e luminosa, finalmente. Mi riapproprio dei luoghi che ho amato nella città 'vecchia', Hohe Strasse e Schildergasse, le casette ristrutturate nell'angolo cinque-seicentesco della città, la passeggiata sul lungofiume. Rivedo (sull'altra sponda) il prato sottostante il vecchio ponte della ferrovia, dove un pomeriggio d'aprile di tre lustri fa vide nascere una promessa, fra il sole che tramontava da un lato e la luna che sorgeva dall'altro, fra due mani intrecciate che la manica di un giaccone oversize intralciava inopportuna, fra due sorrisi tremanti e due anime che parevano allora affacciarsi alla vita. Una promessa sciolta che sembrano secoli, solo il tempo di reinventarsi un'altra vita in un remoto (se visto da qui) quartiere del mondo.
Provi ad annacquare il peso dei ricordi con una visita al museo. Il buon vecchio Ludwig, con i suoi tesori dall'espressionismo al cubismo all'arte astratta. Riscopri Macke e Nodle, ritrovi Kandinski e uno Chagall che non ricordavi. Poi una mostra singolare, della Trockel, sulla menopausa (con gomitoli di lana e bimbi che giocano irridendo irriverenti le installazioni). A entusiasmarti è la meta-mostra di George Brecht, un folle che si inventa un personaggio a cavaliere del secolo (tale Brunch, nomen omen) e ne espone gli oggetti più assurdi (dai guanti con cui avrebbe stretto la mano a Fermi e Wittgenstein, al puzzle di legno che teneva sul comodino e componeva e scomponeva nel sonno, alla pipetta con il medicinale da lui regolarmente assunto). Scuoti la testa in divertita allegria: sono pazzi, questi tedeschi!


4.11.05


Cronache coloniesi. Parte seconda



Mi sveglio prima degli altri, in casa. Prima della radiosveglia. Prima che i rumori delle altre mi diano il ritmo della giornata. E' che non avevo messo in conto il peso dei ricordi. Tornare nei luoghi che ho amato per un decennio, da dove mancavo da oltre sei anni. Recuperare il timbro delle voci, l'attitudine dei corpi, gli odori (di panetterie, di cucine profumate a cannella e caffè, di foglie e terra bagnata). Solo del cielo avevo obliato le nubi. E come se non bastasse, lo ricorda la radio: "oggi prevalentemente coperto, occasionali temporali". Come ieri, come ieri l'altro. Al diavolo.


2.11.05


Cronache coloniesi. Parte prima



È tutto nuovo e tutto uguale a prima al tempo stesso. Gli ambienti grigi che assorbono la luce esterna in questo ateneo millenario e giovane insieme. Le librerie polverose dove quello che sogni è (welch ein Wunder!) quasi sempre a portata di mano. E natura profumata d'autunno, marciapiedi scricchiolanti di colori, vetrine illuminate a giorno anche a notte fonda. Gli scaffali dei supermercati, pieni di formaggi dove i nostri straripano di varietà di pasta, e di dolci dove da noi ridondano i vini. Già si annunciano i primi mercatini brocantage (dove un'Ecatina contenta come un bimbo trascinava una volta un lui disorientato e per nulla entusiasta) e le mostre d'arte moderna, in questa città dell'arte e dei media. Ovviamente piove, anzi 'gocciola', come dicono qui. Tranne quando siedi alla tua finestra nello studio e traluce a tratti l'azzurro delle schiarite. O quando passi in biblioteca e traluce il sorriso del ragazzo tedesco che per te è troppo giovane e tu sei qui per lavoro e non è mai la cosa giusta eccheddiavolo ...