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La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.


7.11.05


Cronache coloniesi. Parte terza. Una domenica di sole


Giornata calda e luminosa, finalmente. Mi riapproprio dei luoghi che ho amato nella città 'vecchia', Hohe Strasse e Schildergasse, le casette ristrutturate nell'angolo cinque-seicentesco della città, la passeggiata sul lungofiume. Rivedo (sull'altra sponda) il prato sottostante il vecchio ponte della ferrovia, dove un pomeriggio d'aprile di tre lustri fa vide nascere una promessa, fra il sole che tramontava da un lato e la luna che sorgeva dall'altro, fra due mani intrecciate che la manica di un giaccone oversize intralciava inopportuna, fra due sorrisi tremanti e due anime che parevano allora affacciarsi alla vita. Una promessa sciolta che sembrano secoli, solo il tempo di reinventarsi un'altra vita in un remoto (se visto da qui) quartiere del mondo.
Provi ad annacquare il peso dei ricordi con una visita al museo. Il buon vecchio Ludwig, con i suoi tesori dall'espressionismo al cubismo all'arte astratta. Riscopri Macke e Nodle, ritrovi Kandinski e uno Chagall che non ricordavi. Poi una mostra singolare, della Trockel, sulla menopausa (con gomitoli di lana e bimbi che giocano irridendo irriverenti le installazioni). A entusiasmarti è la meta-mostra di George Brecht, un folle che si inventa un personaggio a cavaliere del secolo (tale Brunch, nomen omen) e ne espone gli oggetti più assurdi (dai guanti con cui avrebbe stretto la mano a Fermi e Wittgenstein, al puzzle di legno che teneva sul comodino e componeva e scomponeva nel sonno, alla pipetta con il medicinale da lui regolarmente assunto). Scuoti la testa in divertita allegria: sono pazzi, questi tedeschi!