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La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.


29.4.06


Kostbarkeiten [2]



Non chiedermi chi, o cosa, o perché. Non riesco a spiegare ogni input, le micce che accendono un dato filo di idee, i percorsi in cui mi trovo a vagabondare. A volte è letteratura, a tratti frasi casuali, sbalzi di coincidenze, frammenti - ora - anche di blog. Come quando in un giorno mi torna a più riprese il mito del Don Giovanni, l'eroe del desiderio. Vagando e spulciando - grazie a testi che mi illuminano - trovo l'illuminazione. E te la regalo. Non chiedermi - però - di spiegarla. Mi tengo le mie zone d'ombra, e prego che il tuo gioco di chiari e di scuri non sia il mio stesso fardello.

Questo ego ... è frustrazione nella sua essenza. E' frustrazione non di un desiderio del soggetto, ma di un oggetto in cui il suo desiderio è alienato e che quanto più si elabora tanto più si approfondisce per il soggetto l'alienazione del suo godimento. Frustrazione di secondo grado, dunque, e tale che, se anche il soggetto ne riportasse la forma nel suo discorso fino all'immagine passivante attraverso cui il soggetto si fa oggetto nella parata dello specchio, non riuscirebbe a soddisfarsene, giacché anche raggiungendo in questa immagine la sua più perfetta rassomiglianza, sarebbe ancora il godimento dell'altro quello che vi farebbe riconoscere.*

* Jacques Lacan, Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi, in Scritti 1 (rist. Torino 2002), 230 ss., 243.



27.4.06


Spigolature (8).
Donne sull'orlo di una crisi di Alzheimer



Quando dovete raggiungere un gruppo di amici allo stabilimento X. E vi dicono: "siamo poco oltre". Parcheggiate l'auto e sicure vi avviate a piedi, contente di una passeggiata sul lungomare. Quando, dopo un paio di chilometri, vi sorge il dubbio che il 'poco oltre' fosse nell'altra direzione. Quando, con la coda fra le gambe (e il sogno dell'agognato GPS incorporato), girate di 180 gradi e passeggiate un altro paio di chilometri ...
Quando - mentre siete al volante - tentate di inviare un numero di cellulare via sms. E regolarmente inviate un sms vuoto al cellulare il cui numero state tentando di trasmettere ...
Quando chiamate un'amica e lei col cellulare nella sinistra cerca freneticamente con la destra in tasche, borsa e pantaloni, per poi perdere regolarmente la chiamata ...
Quando, nel fare manovra nel parcheggio aziendale, beccate proprio l'auto del vostro collega di stanza, e alla prima occasione glielo confessate pure ...

E per giunta vi si potrebbe girare una puntata del serial 24 ...



25.4.06


Delikatessen (11). Corrispondenze



La letterarietà delle nostre esistenze trova corpo nella rete. L'attitudine a metaforizzare gli eventi, a trasferirli in lettere 'eteree', subisce un impulso definitivo con la possibilità di editarli e renderli (invero solo claudicantemente) pubblici. Esistenze che si fanno letteratura, esistenze che si fanno 'lettere'. Il sogno che si materia nella parola. Ad esempio quella di chi scrive "Il tuo corpo è tanto più interessante in quanto si è quasi stupiti che ne abbia uno tu, che quando scrivi o parli sei solo puro spirito".

E sì, è vero. Noi 'donne permeate di scrittura' siamo belle e terribili come esercito schierato in battaglia.



22.4.06


Kostbarkeiten [1]


Fragilità di uccellini sparuti. I nostri terrori che si mutano in aggressività e durezze immotivate. Sono io quella che vedo in quegli occhi dilaganti come notti d'autunno. Mille pezzi che disperdo e ricombino incessante - che mirabilmente ricompone la vostra vicinanza, il calore e la disperazione. Quel buio che - lo sai - può tramutarsi in luce in un fremito d'ali. Senti l'insicurezza che si tramuta in forza. Solo grazie puoi dire. E provare ad esserci.

Non guardarti allo specchio,
potresti vedere i solchi delle passate avventure,
e l'idra del tuo comando.
Perché vuoi saggiare i dolci colli di ardore,
così come le mimose del tempo,
e il tuo correre sopra i colli
aspettando l'unico amore?
L'amore ahimè ti ha tradito
per un pugno di conoscenza,
per amore delle parole altrui.
... non guardarti allo specchio ...

(Alda Merini)


19.4.06


Spigolature (7).
Un giallo ancien régime



Correva l'anno 1598, quando la giovane Beatrice, assieme alla matrigna Lucrezia, decise finalmente di liberarsi del padre, Francesco, che da anni vessava lei e i fratelli in ogni modo possibile. Il parricidio ebbe luogo nella fortezza di Petrella, in Abruzzo, un feudo avito della famiglia Cenci, dove Francesco aveva portato la seconda moglie e la figlia, per sottrarle (parrebbe) alle persecuzioni cui la famiglia era andata soggetta in Roma. La ragazza allacciò, a Petrella, una liaison dangereuse con un prestante giovinotto del posto, il castellano Olimpio Calvetti - il padre provvide ad allontanarlo. Immaginarsi la rabbia e il dispetto di Beatrice. Fu questa la goccia che trabordò il vaso? Quien sabe?. Come che sia, dopo anni di prepotenze e frustrazione le due donne si misero d'impegno. Addormentato Francesco Cenci con un sonnifero, usarono una piccozza per fracassargli il cranio, e poi buttarlo giù da una torre, simulandone la caduta. Il processo, durato a lungo, portò al supplizio di uno dei fratelli, complice del parricidio, e - quale pena benevola - alla decapitazione delle due donne. Beatrice divenne, nell'immaginario popolare, fortissimamente stimolato dalla vicenda, una sorta di martire: seviziata dal padre, immolata alla causa di una giustizia patriarcale e brutale, che l'aveva destinata alla morte in luogo della salvezza mediante l'esilio. Personaggio romantico, che accese la fantasia, fra gli altri, di Stendhal, Shelley e Melville. Fantasia accesa, forse, dall'iconografia: un quadro, da molti attribuito al Reni, che ritraeva la giovane, bellissima Beatrice, avrebbe colpito gli intellettuali romantici del Grand Tour (e originato poesie e romanzi). Neanche il cinema sarebbe rimasto immune dal fascino di Beatrice. Peccato che il meraviglioso quadro (Reni o meno) ritraesse quasi senz'altro una Sibilla, motivo classico del tardo Cinquecento, e non la splendida Beatrice (che Reni mai avrebbe incontrato). Misteri della tradizione culturale e letteraria ...


18.4.06


Delikatessen (10)



Sedata da sonniferi climi girovago soffusa d'incanto. Sfoglio pagine note, ricerco impulsi sopiti da destare. Qualcosa ritrovo in Johann Wolfgang:

(dal diario di Ottilia) Una vita senz'amore, senza la vicinanza dell'essere amato, non è che una comédie à tiroir, una cattiva commedia a cassetti. Si tira fuori un cassetto dopo l'altro, lo si rimette a posto, si passa in fretta al seguente. Tutto ciò che appare di buono e d'importante manca di nesso. Bisogna sempre cominciar da capo e si potrebbe finire dove si vuole.

Forse mi è chiaro. Non ho voglia di vivere in una comédie à tiroir.

Ecatina ha il vizio delle ricadute. Ma questo, mi sa, già si sa.



14.4.06


I miei auguri



Di un lucido tempo di rinascita. Di giorni iridati di luce e sorriso. Di calore, coccole e pensieri sereni. In calce una poesia, di Heleno Oliveira. E un pensiero a tutti da Ecatina.

Portami dall'Oriente un indumento caldo,
un profumo raro e caro per il corpo,
una doppia dose d'oppio per la notte,
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami le ombre e gli squarci
che ho scritto nel buio dei quaderni
come un Orfeo oscuro ed impaurito
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami Maddalene senza Cristo
e tutte le perdute senza rimedio,
quelle che cantano fuori dalle mura
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami tutte le blasfemie
dette per far effetto e gli scongiuri,
sospiri ed urla dell'amore infuriato,
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami i satelliti caduti in mare
e i poveri caduti nella strada
del mio tempo ricco di disastri
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami la retorica del divino,
le varie fantasie dei profeti
tutte le parole senza peso e storia
che voglio festeggiare la mia pasqua.

E se non basta, portami il silenzio
di quelli che non parlano, rauchi di timore
quelli che mai baciarono la Parola
che voglio festeggiare la mia pasqua.

E se dopo aver cercato eroi
non venisse nessuno, portami le ragazze di Ipanema,
i bimbi magri di Brejo da Cruz,
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Se la mia morte splenderà dal vivo
potrò vedere gli angeli nell'azzurro
fra saette e raggi verso il sole
quando passerà la mia pasqua?

E quando andrò sarò uno o tutti
come la poesia quasi ha rivelato,
potrò sapere di me e dell'universo
quando passerà la mia pasqua?

Se non saprò cosa accadrà,
un altro soffio racconterà
chi è uno e trino e uno
quando passerà la pasqua?


13.4.06


Delikatessen (9)



Te lo leggo nel tremore della voce, nello sguardo liquido, nel gestirti trasognato. Non immagini le lievi commozioni che provochi, l'onda di ricordi che mi sommerge. Cerco nella memoria (e nella rete) quel poster che acquistammo insieme (o mi donò lui) in una delle mie esistenze anteactae.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.


11.4.06


Tirando le somme (e il fiato) ...


Pare che sia fatta. Sia pure di misura. Non posso che condividere quanto leggo nei commenti a questo post di Albamarina (che aveva incautamente gioito con me dopo i primi exit poll):

SMETTETELA.
Smettetela con gli insulti, la politica fatta di urli e sondaggisti, le scalate, le ipotesi di complotto, brogli e magistratura schierata.
Smettetela di pensare al vostro potere e comiciate a pensare al paese.
Smettetela di prenderci in giro e mettetevi a lavorare. Insieme. Ognuno con la sua idea, ma per tutti.
E subito.

Perché non ne possiamo più.


10.4.06



Triumphamus igitur



Devo dire che questa è un'Italia che mi piace. Da SWG, via Mantellini.



Delikatessen (7).
Distillazioni



Il fascino del gioco con le forme e della sperimentazione artistica. Che diviene - mi pare - anche gioco con le parole. La Distillazione a 'caput mortuum' allude a un processo alchemico: caput mortuum (testa dei morti) si definisce quel che residua al termine di un processo di distillazione (le scorie, in fin dei conti). L'artista Max Bill distilla le proprie forme sino all'estremo, a giungere al residuo indefinito del quadrato centrale. Ad esaltare l'empiria alchemica dell'arte. Pari pare siano le sperimentazioni sul nastro di Moebius. Già in agenda.

*** OT: Ho idea che nel pomeriggio scenderò in piazza a festeggiare. Con chi? Con lui, direi ...



7.4.06


Spigolature (6).
L'emozione par excellence


Quando la bimba piccola agitata dai primi respiri chioccia tenera nella culla. Quando la bimba grande riesce a sfuggire alla sorveglianza simil-Gestapo dell'ospedale e sgattaiolare accanto alla sorellina. Quando passi la notte insonne a vegliare su sorella e nipote - ed è il Natale più felice che ricordassi da anni. Quando decidi che è meglio andare a dormire - prima che la nostalgia si renda più liquida di quanto già ora.


5.4.06


[Blogpolitik]


La BM ha realmente poco tempo in questi giorni. E per la verità si è tenuta un po' fuori dal dibattito politico. Oggi però mi arriva una mail con preghiera di diffusione, e - anche se un po' forte - ho deciso di pubblicarne il nòcciolo. Ricordando che il voto (se non han cambiato la Costituzione anche in questo) è un diritto-dovere.


Da quanto dichiarato da Silvio Berlusconi
a votare a sinistra sono solo i coglioni
ma anche senza essere per forza comunisti
direi che è molto meglio coglioni che fascisti!
Comunque fa piacere vedere il presidente
che guarda al suo futuro sentendosi perdente
tanto che ha fatto anche l’ultima grossa gaffe
avendo perso tutto compreso anche le staffe
sarà che questa volta ha detto troppe balle
così che anche i coglioni voltato gli han le spalle?
Ma in fondo lo diciam anche per il suo bene:
se alza un poco i tacchi a lui pure conviene
perciò diamo una mano alla sua dipartita
votando per i Verdi o per la Margherita
e se poi siete stanchi di quelle sue promesse
potreste anche, volendo, votar per i “diesse”
Ma se di Berlusconi vi siete proprio rotti
Allora è necessario votare Bertinotti!.

E magari date un'occhiata anche qui.





1.4.06


[Tu chiamale, se vuoi, ...]



Emozioni, bien sur. Quando nel giro di due giorni ti nominano prima ministro, poi addirittura Segretario di stato. Grazie, Saltità.


Mio padre mi raccontava, anni fa, una macchietta napoletana cui aveva assistito da ragazzo. Un guappo di quartiere se ne stava per strada, appoggiato al muro, esattamente sotto una nicchia contenente una madonnina. Al vedere la gente passargli davanti, inchinarsi e lanciare un rituale bacio di devozione, non rendendosi conto del reale motivo, si chiedeva: "vuò vedè che fossi uno 'bbuono e nunn' 'o 'ssaccio?". Ecco. Dite che dovrei montarmi la testa?