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La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.


24.1.07


Scusate il disagio



Presago di sospensioni. La testa già nella valigia, un magone indefinito (sospeso, febbricitante), arrivi e ripartenze già programmati a pendolo. "Lei" mi attende, a parlare la mia seconda lingua madre, a inalare l'erba bagnata e gustare le intimità di caffè e cannella di locali e cucine. A setacciare librerie e mercatini, a battere strade non note e annusare il profumo di biblioteche amate. E contar nell'attesa.

Aspettatemi, torno.

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22.1.07


Just a room. Part three



Risuonano antichi i tuoi passi. Ricammino il percorso e cerco un suono nuovo. (Ma viene solo ovatta, non v'è nulla di mio - ancora.) Trevelyan ti ridisvela la condizione di allora, quella di emarginate, sempre sacrificate al bene di un uomo, esangui, battute. La nostra voce era legata al privilegio, risuonavamo solo se in alto. Ora non più, mi pare, in un oggi così dibattuto di 'discriminazione inversa', dove le differenze sono via via elise, chi ci vede a piranhas. Son crollate torri jenga da risistemare in modo altro. Assorbo i tuoi disagi, me ne approprio. Eppure son distante. Oggi, in quest'ora, senza dilatazioni. Alla ricerca di un nuovo compromesso, uno mio, che riplasmi scrittura e vita, le faccia femmine ubicumque. Ché la liberazione di adesso ha adottato l'argot degli uomini. La mia scrittura è mia e non è mia, non è quella di Else, non ha dinastie materne. Vorrei smettere di celare le mie curve.

Vado avanti, con la Woolf e A room of one's own. Ma ne prendo sempre più le distanze. E me ne dolgo. Non è un Diskurs antifemminista, questo mio percorso, tutt'altro. Ho sempre più forte però il dubbio che esasperare i toni, nella vita come nella scrittura, non ci porti più in là. Forse meglio il silenzio, ma siamo condannati a non poter tacere.

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17.1.07


Interludi ludici -12.5
(stiamo lavorando per voi)




Dal 17 febbraio al 7 marzo la mostra meneghina della Giari. Chi volesse maggiori informazioni sulla convention blogger prevista in occasione dell'inaugurazione, può citofonare alla sottoscritta. Pazienti un po', però, non sempre mi trova in casa ...

APDEIT: Ecatina è incasinata, non ha molto tempo per postare (soprattutto per postare della Woolf, che si costringe a leggere per un milione di motivi). Nonostante questo ha avuto il tempo, in questi giorni, di sentire (extra-blog) una serie di amici (con la scusa della mostra della Giari, ma non solo). Le hanno felicitato la vita la Giari sopra ogni cosa, Sabrina, Fabrizio, Piero, Matteo, Renato, Andrea. Se non è esser fortunati, questo ...(Saltì, questo è il corrispondente dei miei noti sms, solo collettivo!)

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14.1.07


Interludi ludici -4.5



Cercavo altro (e quando mai no?). Così scopro che dopodomani esce il nuovo Thomas Harris. Sull'infanzia di Hannibal Lecter. Che fastidio, 'sto prurito alle mani.

Già scontato al 20% sui 'siti che contano'. E grazie. Fra qualche mese sarà in paperback a 5 euro. Ma come è dura, l'attesa ...

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12.1.07


Just a room. Part two



Realmente vorresti distillare, dal tuo vagabondare, “il puro fluido, l’olio essenziale della verità”? Non è così, e lo sai: la ricerca, la tua, la mia, la nostra, è materiata di domande – con le risposte in ruolo secondario, a trampolino per nuovi dubbi, nuove investigazioni, nuove stanze. Nel farlo giochi con la storia e gli uomini, con la statistica e la bibliografia. E io che ti credevo lontana dal reale, a cercar rifugio nelle stanze della ‘tua’ letteratura, trovo uno sguardo penetrante, puntuato da durezze e sofferenza. Mi colpisce l’errar per biblioteche, così tanto tuo come mio. La mia, mi dico, l'han costruita le mie mani e la mia testa, un luogo pubblico che ho voluto io, più di quel che abbia voluto un figlio (è storia). Quanto è cambiato, da allora, tu che stupivi fossimo, forse, “the most discussed animal in the universe”. Se è possibile distillare un messaggio, da questo tuo vagare, da questo mio vagare, è invero l’incitazione a scrivere (che è incitazione ad 'essere'): di sé, della realtà e gli universi onirici, di struggimenti e ansie, parole che sublimano. Chiaro: di questa malattia l’unica cura è il male stesso. E leggerlo non consola, non ora, non oggi quantomeno.

Il secondo capitolo del volumetto della Woolf, Una stanza tutta per sé parla di libri e donne, libri scritti da uomini che hanno a protagoniste donne (con gustose prese in giro dal Dr. Freud, a Napoleone a Pope). Forse è vero che quando una donna scrive ha uno sguardo, spesso, più ampio, meno 'centrato', meno affetto da presupposti. Ma forse anche no.

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11.1.07


Interludi ludici 3.0



Non ho saputo resistere. Questo blog partecipa al NoCamp di Vercelli. Brillante iniziativa di Matteo / Totanus. Soccorrete numerosi.

La prossima lettura è prevista per domani. Stay tuned.

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10.1.07


Interludi ludici 2.0



Continua la lettura della Woolf. Per partorire perle come quella di ieri, tuttavia, c'è bisogno di tempo. Intanto mi son concessa un po' di fiato, nonostante i correnti tabù nei confronti dell'outing. Qui.

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9.1.07


Just a room. Part one



Tu dici ‘scrivere’ e pensi ‘essere’. Per essere, dici, si ha bisogno di denaro e di una stanza tutta per sé. Ma se questa tua verità fosse vera solo per te? In fondo tu stessa ti chiedi "quale reale abbiamo", se gli stessi salici che ami in riva al fiume hanno obliati contorni se la nebbia li avvolge, e luminosi e vividi se colpiti dal sole. E ammetti un tuo discorso intriso di bugie – miste a una parte di reale. E quel che torna in mente a me è la parola "privilegio". Avvolti da privilegio, ecco quello che siamo. I migliori di noi ne costruiscono stanze, i più avanti ne lasciano aperta la porta. Perché è terribile, ingiusto, esserne chiusi fuori – ma quanto più grave restarne chiusi dentro?

Il pamphlet della Woolf, Una stanza tutta per sé ha giustamente fatto storia anche fra i blogger. E' un'isola di privilegio, questa che abbiamo, poter rendere 'pubblici' pensieri, emozioni, opinioni. Ma a privilegio dovrebbe collegarsi 'responsabilità', ed è per questo che non riesco a vederla con l'ottimismo di alcuni.

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6.1.07


Just a room ...



A volte mi si profila il dubbio. Se il disorientamento che ci affetta sia di genere femmineo. Se questo sia il motivo per cui pensiamo - e sognamo, anche - di stanze in stanze. Se la ricerca di luoghi in cui spendere il nostro essere, in cui ripiegarsi su sé, e altri che allarghino il sociale, sia un 'mal de vivre' tutto nostro. Se il vagar di spazio chiuso in spazio chiuso e il desiderio di divaricar le mura sia normale. E no, mi dico, è illusione tua che cerchi il femminile e ne stupisci. E a volte dici 'limite' e pensi a 'protezione'. E respiri libertà nel leggere che nell'Ottocento una donna non poteva varcare una biblioteca pubblica se non in compagnia maschile. Vi sono spazi chiusi e protettorati che abbiamo già abbattuto. E le pareti che ancora abbiamo dentro?

(1) E' in lettura A Room of One's Own, di Virginia Woolf. Siamo ai prolegomeni della prima puntata, ci si prepari a un errare lungo e obvagulante, di stanza in stanza.



[2 - APDEIT] E poi, per il solito esercizio di serendipity, trovo da Vittorio Zambardino frasi agre sulle menti 'andata e ritorno' e sulla ricerca di una parete mancante e mi dico: c'è speranza, sinanche per loro ...

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4.1.07


Fantasticherie in fuga



Capita. Di seguire un consiglio di lettura e trovarsi sbalzati in un mondo femminile così distante dal tuo e in pari così attonitamente vicino. Alice Munro, In fuga, contempla otto racconti brevi, otto storie di donne 'in movimento'. Che si fugga da qualcosa (vuoi un reale che ti sta stretto, vuoi un rapporto che non sei più in grado di condividere, vuoi una solitudine che ti è disumano reggere) è condizione, credo, in cui ciascuna di noi è incappata, nel corso dell'esistenza. La fuga intellettuale è forse la più appagante, offre il più comodo dei rifugi, culla e accudisce. Non a caso le donne di Munro sono lettrici, o in grado (come Robin) di cullarsi per vent'anni in un ricordo, in una fantasticheria. Non a caso il contorno delle vicende è fatto di viaggi in treno (nell'immenso Canada, in grado di protrarsi per giorni), e di patologie psichiche. Non a caso le fughe sono fughe 'dall'amore', più che 'nell'amore'. Ha ragione, Clelia: si tratta di letture su cui tornare e ritornare, di universi femminili in grado di aprirci meglio il nostro.

E' da più giorni che rifletto sulle "stanze protette". La famiglia ne è una per antonomasia. La rete - me ne faccio vieppiù 'pirsuasa' - ne contiene solo l'illusione. La lettura, di queste 'stanze protette', è (forse non la più sensata ma) fra quelle che ti regalano le scoperte più incredibili.

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2.1.07


Al nastro



Ti pervade muscoli e cuore. Frenesia di ripartenze. Nelle narici profezie di nuovo - ad elidere, lievi, le memorie di andati sgomenti. E negli occhi i versi di Leonida (riletti da Quasimodo). Li canterai al volante, ad auspicio nei giorni a venire.

Infinito fu il tempo, uomo, prima
che tu venissi alla luce, e infinito
sarà quello dell'Ade. E quale parte
di vita qui ti spetta, se non quanto
un punto, o, se c'è, qualcosa più piccola
di un punto? Così breve la tua vita
e chiusa, e poi non solo non è lieta,
ma assai più triste dell'odiosa morte.
Con una simile struttura d'ossa
tenti di sollevarti fra le nubi
nell'aria! Tu vedi, uomo, come tutto
è vano: all'estremo del filo già
c'è un verme sulla trama non tessuta
della spola. Il tuo scheletro è più tetro
di quello di un ragno. Ma tu che giorno
dopo giorno cerchi in te stesso, vivi
con lievi pensieri, e ricorda solo
di che paglia sei fatto.

Ah, e buon anno!

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