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La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.


12.1.07


Just a room. Part two



Realmente vorresti distillare, dal tuo vagabondare, “il puro fluido, l’olio essenziale della verità”? Non è così, e lo sai: la ricerca, la tua, la mia, la nostra, è materiata di domande – con le risposte in ruolo secondario, a trampolino per nuovi dubbi, nuove investigazioni, nuove stanze. Nel farlo giochi con la storia e gli uomini, con la statistica e la bibliografia. E io che ti credevo lontana dal reale, a cercar rifugio nelle stanze della ‘tua’ letteratura, trovo uno sguardo penetrante, puntuato da durezze e sofferenza. Mi colpisce l’errar per biblioteche, così tanto tuo come mio. La mia, mi dico, l'han costruita le mie mani e la mia testa, un luogo pubblico che ho voluto io, più di quel che abbia voluto un figlio (è storia). Quanto è cambiato, da allora, tu che stupivi fossimo, forse, “the most discussed animal in the universe”. Se è possibile distillare un messaggio, da questo tuo vagare, da questo mio vagare, è invero l’incitazione a scrivere (che è incitazione ad 'essere'): di sé, della realtà e gli universi onirici, di struggimenti e ansie, parole che sublimano. Chiaro: di questa malattia l’unica cura è il male stesso. E leggerlo non consola, non ora, non oggi quantomeno.

Il secondo capitolo del volumetto della Woolf, Una stanza tutta per sé parla di libri e donne, libri scritti da uomini che hanno a protagoniste donne (con gustose prese in giro dal Dr. Freud, a Napoleone a Pope). Forse è vero che quando una donna scrive ha uno sguardo, spesso, più ampio, meno 'centrato', meno affetto da presupposti. Ma forse anche no.

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