La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.
22.1.07
Risuonano antichi i tuoi passi. Ricammino il percorso e cerco un suono nuovo. (Ma viene solo ovatta, non v'è nulla di mio - ancora.) Trevelyan ti ridisvela la condizione di allora, quella di emarginate, sempre sacrificate al bene di un uomo, esangui, battute. La nostra voce era legata al privilegio, risuonavamo solo se in alto. Ora non più, mi pare, in un oggi così dibattuto di 'discriminazione inversa', dove le differenze sono via via elise, chi ci vede a piranhas. Son crollate torri jenga da risistemare in modo altro. Assorbo i tuoi disagi, me ne approprio. Eppure son distante. Oggi, in quest'ora, senza dilatazioni. Alla ricerca di un nuovo compromesso, uno mio, che riplasmi scrittura e vita, le faccia femmine ubicumque. Ché la liberazione di adesso ha adottato l'argot degli uomini. La mia scrittura è mia e non è mia, non è quella di Else, non ha dinastie materne. Vorrei smettere di celare le mie curve.
Vado avanti, con la Woolf e A room of one's own. Ma ne prendo sempre più le distanze. E me ne dolgo. Non è un Diskurs antifemminista, questo mio percorso, tutt'altro. Ho sempre più forte però il dubbio che esasperare i toni, nella vita come nella scrittura, non ci porti più in là. Forse meglio il silenzio, ma siamo condannati a non poter tacere.
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