La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.
1.8.07
Navigare iterum necesse?
Era tanto che non pensavo a questa canzone. Poi me ne son tornate in mente le parole, così adatte in questo scorcio d'estate di malinconia e assoluta incertezza. Ora, è vero che le parole sono tristi e lo sfondo è di abbandono, ma è pur vero che al fondo del mio vaso di Pandora sfasciato qualcosa resiste, anche contro ogni spirito di realtà.
(qui il testo) - Navigando
Nave dove vai, dimmi dove vai,
su quale mare mi porterai.
Mare cosi' strano, lo guardi e sei gia' lontano,
ho trovato il mare nella tua mano,
ma tu lo sai, che mi confondi
quando mi guardi e non rispondi.
Chissa' se navigando,
ci incontreremo e quando.
Chissa' che parte del mondo avremo
quale il mare profondo
e per quale mistero
riusciremo almeno a sfiorare il cielo su
insomma dove navigheremo, su,
chissa' se ce ne andremo da qua
da questo schifo di citta'
davvero non si puo' trovare un altro posto
e tu, tu cosi' dolce ma stando qua,
io non ti riconosco.
Ma non vedi fuggire i gabbiani?
Perche' non proviamo anche noi,
muoviamo le ali.
Mare cosi' amaro, ti ho avuto e sei gia' lontano.
Senza di te tutto e' cosi' strano,
tutto si confonde come quando piove,
piove sulle onde, adesso non capisco piu';
se tutto si poteva immaginare quando c'eri tu.
Andarsene, volare in mezzo al mare e non tornare piu'
in questo schifo di citta',
davvero non si puo' trovare un altro posto,
e in piu', adesso che no ci sei tu
io non mi riconosco.
Ti ricordi quel giorno i gabbiani?
Bastava volare, anche noi avevamo le ali
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