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La rete ha qualcosa di magico. Connette, contamina, diffonde. Confonde. Questo è un nodo fra tanti, per aggiungere magia a magia.


2.9.07


Sans mots (9)



Una dannazione eterna, il 'ripasso' delle cose appena andate. Un automatismo nella rivoluzione planetaria del momento. Con consapevolezza che aderisce a sapere. L'emozione della vicinanza, l'energia e la forza che l'altro ti dona. La voce che placa, lo sguardo impregnato di senso. E la forza dell'altro che all'istante fai tua. E sai che scegliere non giudicando, per lui, per te, era l'unica strada.

E ovviamente due spunti dalle 'letture'.
a) Da un'intervista a Jean Baudrillard (via Materiali resistenti) estrapolo questo: "Dal mio punto di vista, l'identità non è un valore forte ... Si è detto: ognuno deve differenziarsi, deve avere una propria specificità; e tuttavia questa differenza ridiventa identitaria, vale a dire che ciascuno si identifica con se stesso... si parte da una sorta di diversità, da una contrapposizione di sé a se stessi, da una divisione interna: ma a un dato momento accade che ci si conquista il diritto alla propria individualità. Non è più questione di libertà in atto, bensì dell'idea che ciascuno ha diritto al proprio territorio, al proprio patrimonio, alla propria eredità, al proprio nome. L'alterità è in qualche modo ostracizzata, rifiutata: a questo punto, ciascuno si è creato la propria nicchia, il proprio territorio. Si tratta di un problema filosofico antico, riproposto in epoca moderna e riportato alla luce dalla tecnica. Il soggetto che un tempo era d'ordine ideale, trascendente, è divenuto d'ordine tecnologico: ciascuno oggi si `consola' con gli strumenti elettronici, con i mezzi di comunicazione, con i mezzi d'informazione, creando un universo autarchico. Si passa dall'identità come essenza, all'identità come differenza e poi all'identità come riconoscimento; ma si tratta di una autodefinizione e quindi, in qualche modo, di un'auto-chiusura".

b) E mi viene da pensare a Solaria, il pianeta di Asimov dove ognuno vive in un territorio proprio, distante centinaia di chilometri quadri dall'altro, comunicando solo via video, e organizzando la propria vita attraverso robot. Ah, e non si tratta del ciclo della Fondazione, ma dei mitici Elijah Bailey e R. Daneel Olivaw e di quello dei robot, per la precisione de Il sole nudo. Ché noi storici siam fissati per l'esattezza delle citazioni (ma questa la capisco solo io).

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