31.1.05
Intrisa di luce
E' per augurarvi buona settimana. La sottoscritta ci sarà con le sue - solite - intermittenze (anche perché il lunedì dopo due settimane d'assenza si preannuncia piuttosto ingarbugliato). Intanto iniziate a tenervi compagnia con Barbara Köhler (poetessa di Duisburg di appena qualche anno più anziana di me). Mi sembra che abbia sovvertito diverse delle regole di grammatica e sintassi tedesche (non è quindi necessario spiegare perché io la trovi intrigante) - tanto più complicato (e dunque divertente) provare a volgerla in italiano.
Guten tag
immer hinterher im regen stehen
gelassen bleiben als ob gehen
die frage sei: dahingestellt
& was aus allen wolken fällt
mir zu betrifft mich offenherzig
verheult verlacht den rest verschmerz ich
vergeh verkomme auf dich zu
entferne mich was bleibt bist du
bei trost bei dir beizeiten
JUST TRAVELLIN' es kommt nicht an
auf sprüche soviel ist versprochen
und haltlos was ich sagen kann
verstummt verspielt zwischen uns beiden
der regen naß bis auf die knochen.
Buon giorno
restarti sempre indietro nella pioggia
restare sciolta come non corressi
il problema sia: accantonato
& ciò che dal cielo sgorga
mi colga apertamente addosso
ululante ridente e il resto sarà: elaborato
vado via e corro verso te
mi allontano - e tu sei quel che resta
conforto accanto a te talvolta
JUST TRAVELLIN' non hanno peso
le battute è già tutto stradetto
e di sicuro quel ch'io posso dire
ammutito già scontato fra noi due
la pioggia inzuppa sino all'osso
Lettore, l'interpretazione è tua ...
29.1.05
Bianco torpore
Ecatina, con la sua stellina protettiva degli imbranati, a quanto pare è riuscita (grazie ad un notturno Milano-Lecce, efficiente e puntuale) ad aggirare il disastro della A3. Si tratta di un'autostrada che potrei percorrere per tornare a casa in auto, quella volta ogni tanto che torno dalla mia bimba (e dagli 'altri'): un'autostrada che mi son sempre rifiutata, invece, testardamente, di imboccare. Preferisco allungare di una quarantina di chilometri, passando per il gelo appenninico di Avellino e dintorni, piuttosto che imbarcarmi nell'odissea di intasamenti e code sempre presente da Sicignano verso Salerno. Purtroppo c'è chi non ha possibilità di scelta. E, se ha avuto la disgrazia di mettersi in auto nei giorni passati, gli è toccato questo (approfondimenti, fra l'altro, qui). Semplicemente allucinante. E non so se sia così sbagliato pensare (come qualcuno ha fatto, anche ad alta voce) che, se l'incidente fosse accaduto al Nord, ora tutte le strade sarebbero sgombre da tempo e i malcapitati al caldo nelle proprie case ...
28.1.05
Una modesta domanda
... rivolta al pubblico femminile di questo blog. E' frequente che i vostri ex abbiano piacere di porsi come consiglieri e confessori nei vostri attuali 'affari di cuore'?
Ah, come si può vedere, sono appena tornata. Con molti più dubbi di prima, a quel che sembra ...
26.1.05
25.1.05
Senza parole (b)
* Un puzzle è un puzzle è un puzzle è un puzzle.
* Una promessa è una promessa è una promessa ...
24.1.05
E il viaggio prosegue
AVVERTENZA: Ecatina aveva un'iradiddio di impressioni e scoperte di questi giorni da trasmettere. Ma non ha avuto voglia di postare subito. Il ‘blocco appunti’ sul computer ha raccolto, per qualche giorno, un insieme di brogliacci. Risultato? Un post lungo, fatto di cocci di specchio che riflettono diverse realtà. (Insomma: chi non avesse genio, o pazienza, di leggere lo salti a piè pari)
Girovagando in Pavia
Vi sarebbe da scrivere più di un po’ su Pavia. Cittadina raccolta, con angoli medievali superbamente suggestivi, torri enormi che rimarcano la tua fragilità quasi bambina quando ci passi attraverso, il Ticino che taglia la parte antica da quella più nuova, e quasi la isola, conservandone l’incanto sospeso. Gli edifici in mattoni rossi, l’università quattrocentesca poi intonacata in un solenne e ottocentesco crema, con cornici in ocra acceso. L’aria austera e assieme goliardica e la musica che promana dai collegi. Nei momenti di pausa dal seminario l’ho girata a piedi in lungo e in largo. Sguardi di uomini mi han sfiorato di frequente. Alcuni davvero belli, alti, fieri, per lo più bruni. Per un po’ il mio ego di quasi quarantenne ha esultato. Poi mi son resa conto che la cittadina è molto piccola, e la curiosità locale stimolata da un volto sconosciuto … beh, cullarsi nell’illusione ogni tanto non è poi tanto male. Ovviamente Ecatina ha trovato il modo di capitombolare anche qui, e nonostante i tacchi bassi: del resto l’acciottolato antico, qui, non è amico degli imbranati. Il ginocchio sinistro comincia adesso a trascolorare dal viola acceso a un grigio discreto …
L’Ecatinatour (“seconda puntata”)
Il treno ecatesco, nei giorni passati, ha fatto sosta a Parma, per invadere casa Giarina - anche da qui è stato difficile andar via! Giarina è ancora più bella che in foto, ha il vezzo di affermarsi nonnina, ma più d’una pagherebbe per avere il suo aspetto alla sua età. I quadri son diversi a vederli dal vivo: oltre alla sensazione di luminosità - che anche lei ti trasmette, già nel blog, e poi a telefono e di persona - ti fan respirare a pieni polmoni, ti parlano di spazi aperti, di lingue di terra sul mare, di crinali brulli nel primo albeggiare o al primo tramonto, di cieli dai mille umori, dal lieto all’attonito al cupo. Sprazzi. La Lia, coi suoi cento e passa chili, che - sporgendosi all’indietro per avere più coccole - crolla rovinosamente dal suo pouf al centro del salotto. La crostata della padrona di casa, forse più abile coi pennelli che ai fornelli, amabilmente definita dagli amici ‘carbone’ ed entusiasticamente sgranocchiata dalle due cagnolotte. La sottoscritta che scandalizza la ‘nonnina’ lasciandosi sfuggire – al telefono con l’Albi – un’interiezione non proprio elegante. Ah, a proposito! La Giari ha sopraffine abilità autistiche! (e questa, ora, interpretatela un po’ come vi pare …). Io, intanto, continuo a chiedermi come ho fatto ad avere tanta fortuna …
L’Ecatinatour (“terza puntata”)
E siamo alla puntata meneghina. L’amico PadrePaio mi ha prelevato alla stazione di una Milano quasi lunare per via della lotta agli idrocarburi. La nostra meta, Brera, è valsa davvero la pena, sotto ogni profilo. Dagli affreschi del Luini alle Nozze di Raffaello, dal notevole Mantegna a Pietro e Paolo del Reni (per me in assoluto il più bello), dall’incasinamento con le cuffie dell’audioguida ai racconti delle fragilità reciproche. PP vede le cose in una chiave ironica e buffa che ogni volta riesce a sorprendermi (c’è da dire che in fondo son solo tre mesi che ci conosciamo …). Particolare piccante? Ecatina, che ovunque vada lascia tracce del proprio passaggio, ha dimenticato i guanti nell’auto di PP (anche qui, cari miei, così è se vi pare!). Ma non è mica finita qui! Eh no, stavolta ha avuto luogo un blog-meeting secondo tutti i crismi! E infatti a un certo punto ci ha raggiunto la Tt. Piacevolissime le chiacchiere pomeridiane con una mamma poeta (Lizaveta®) e fotografa con l’aria da eterna ragazzina (invidia!). Altra nota ‘piccante’ (si fa per dire …): Tt ci ha definitivamente incoronati come “non fighetti” (trasposizione mia di un’espressione sua assai più blanda e cortese …), cosa che ha inorgoglito non poco sia 3Pì che la sottoscritta. Anche questa giornata è finita troppo, troppo presto – odio i limiti fisici imposti dalla natura (dal tempo, in particolare!).
Pensieri proibiti
I rimuginamenti son tanti, le ‘conclusioni provvisorie’ cui l’Ecatinatour ha condotto anche. Il numero di amici settentrionali della sottoscritta, nell’ultimo anno, ha avuto un incremento esponenziale. Siete seri e affidabili, ironici e gaudenti, colti e amabilmente curiosi – in una parola, stupendi. Però, lasciatevelo dire, la vostra terra – per quanto bella, eh, non si discute! - è piena di difetti: ci fa un freddo becco, il mare è lontano anni luce, la cucina è pesante. Insomma, la soluzione è una sola: dovete trasferirvi tutti nel Salento!!!
Momenti e sommovimenti
La vita di Ecatina (anche se ormai credo ai lettori sia chiaro) è anche, e parecchio, vita interiore. La vostra eroina ha avuto, anche nel corso del proprio grand tour, lunghi ‘momenti di silenzio’, impiegati in un sano otium in senso romano. Ha ultimato, ad esempio, la lettura di Possession della Byatt. Mi son rimaste appiccicate addosso parole, sussurri, suggestioni. L’idea di come, quasi novelli Adami, possiamo con la nostra parola plasmare il mondo, l’esperienza di come il dar nomi alle cose, alle emozioni, abbia il potere di farle esistere, di infondervi vita. E di come il nostro sguardo, la nostra percezione, riesca ad ogni nuova lettura a farle esistere in modo diverso, e più pieno. Sono solo alcuni dei turbamenti che agitano il tormentato ricercatore della nostra storia, Roland. Emozioni da cui son scaturite per me domande: e allora, ogni volta che metto su ‘carta’, e sopra tutto su questa carta virtuale, le cose che vedo, esse non vivono forse una vita loro, nuova e traslucida, distinta e più carica di significati di quel che avessero in origine, quando mi hanno sfiorato? La Lia che casca sonoramente sul pavimento di Giari, ad esempio, esisterà ora un po’ più a lungo, e nitidamente, di quando è accaduto realmente? E che cosa sarebbe se raccontassi i miei sogni? Transiterebbero, da quel non luogo d’aria sottile cui essi appartengono, a una realtà spirituale di diverso respiro? E quando filtro i pensieri, o li richiamo, per decidere quali mettere nero su bianco, decido forse della morte, dell’oblìo definitivo di alcuni di essi? E per chi potrebbe avere mai importanza, questo, se non per me? (forse il discorso continua, ma forse anche no …).
20.1.05
Riannodando le fila ...
Scrivo da lontano … come ognuno di noi, del resto. Non mi trovo alla mia solita postazione da blogger, stavolta. Postare da un luogo che non fosse casa mia o della mamma non mi accadeva da un po’ – e ne son molto contenta. Avrei un bel po’ di cose da ‘metter giù’ – ma mi limito a qualche sensazione. Nel mio viaggio verso la Bassa ho fatto sosta a Bologna. La città ti colpisce sin dalla sala d'aspetto della stazione (l'unica che sinora abbia visto intitolata a qualcuno, Torquato Secci, per la precisione), con la sua lapide 'alle vittime del fascismo' del 2 agosto 1980. La fida Zucchero mi ha recuperato all’uscita dal mio treno notturno. Depositati i bagagli in pensione, le due socie son partite alla ‘conquista’ di Bologna secondo il motto ‘arte e cultura’ (ZuccheroK©). Le prime due ore son trascorse infatti in due negozi di abbigliamento … Poi ci siam rifatte (giuro!) girando per biblioteche e librerie (tanto per tacitare la coscienza …). Bellissime Via Clavature coi negozi aperti e la Galleria della Borsa. Nel pomeriggio ho approfittato di impegni di Zucchero per far visita all’Albi. Cosa dire? Che ovviamente 3Pì e Giarina avevano esagerato per difetto nel cantarmene le lodi. Mi ha sorpreso la facilità con la quale ci siamo raccontate tante cose – anche molto personali. L’Albi, oltre ad essere una donna splendida, ha una famiglia stupenda: due giganti di figli belli e cortesi, una nipotina morbida e bionda, una serie di gatti, di cui uno nero come la pece e coccoloso come Puck e una minutina come Minou, dolcina e color miele. Non riuscivo ad andarmene, tanto mi sentivo a mio agio … La mattina dopo, altro giro per una Bologna ventosa e gelata, assieme a un collega che me l’ha illustrata da un capo all’altro. Le cose più belle? L’Arca di S. Domenico (purtroppo ‘segregata’ dagli spettatori), la tomba di Accursio e la Chiesa dei Celestini. Impressioni personali? Questa è una delle poche città dove si rischia di esser messi sotto da una bicicletta (un’altra è Münster in Germania, ma quella è un’altra storia). Pare che i bolognesi abbiano una passione incontenibile per i cani enormi e neri (ne avrò visti almeno una ventina in poche ore). A Bologna davvero non si perde neanche un bambino: hai mille punti di riferimento, le chiese, le piazze, e soprattutto le torri!!! Tornerò (tanto per citare i Santo California). Per ora, però, il viaggio continua …
14.1.05
Giuro che questo è l'ultimo post! *
E non lo scrivo neppure io (non ho tempo!). Antonio (di cui raccontavo qui mi ha inviato un'altra meravigliosa poesia con traduzione di Mario Benedetti. Eccola.
Hagamos un trato
Compañera,
usted
sabe
que puede contar conmigo,
no hasta dos ni hasta diez
sino contar conmigo.
Si algunas veces
advierte
que la miro a los ojos,
y una veta de amor
reconoce en los míos,
no alerte sus fusiles
ni piense que
deliro;
a pesar de la veta,
o tal vez porque existe,
usted puede contar
conmigo.
Si otras veces
me encuentra
huraño sin motivo,
no piense que es flojera
igual puede contar conmigo.
Pero hagamos un trato:
yo quisiera contar con usted,
es tan lindo
saber que usted existe,
uno se siente vivo;
y cuando digo esto
quiero decir contar
aunque sea hasta dos,
aunque sea hasta cinco.
No ya para que acuda
presurosa en mi auxilio,
sino para saber
a ciencia cierta
que usted sabe que puede
contar conmigo.
Facciamo un patto
Compagna:
tu
sai
che puoi contar su di me
non fino a due
né fino a dieci
ma contare su di me.
Se a volte
Sentirai
che ti guardo negli occhi,
e una vena
d’amore riconosci nei miei,
non impugnare fucili
non pensar che
deliro.
Malgrado la vena
o magari perche’ esiste,
puoi contare su di me.
Se altre volte
mi trovi
oscuro senza motivo,
non pensare che sono giù
puoi contare lo stesso su di me.
Ma facciamo un patto:
Io vorrei contare su di te.
E’ cosi’ bello
Sapere che tu existí,
Uno si sente vivo.
E quando dico questo
voglio dire contare
anche fino a due
anche sino a cinque.
Non perche’ tu corra
premurosa in mio aiuto,
ma per sapere
con certezza
che sai che puoi
contare su di me.
* Prima della partenza, ça va sans dire ...
13.1.05
Piccola osservazione sperimentale. Se un gatto sveglio e senza paura salta dal proprio terrazzo su quello altrui, al secondo tentativo troverà la strada per tornare. Se una gatta timida e paurosa salta dal proprio terrazzo su quello altrui, passerà l'intera notte a miagolare disperata sul terrazzo altrui ...
* P.S.: E non serve neppure inviare il gatto sveglio a tentar di salvare quello frignone ... a rileggerci presto, tesorotti!!!
12.1.05
Quei sorrisi virtuali ... (2 e 1/4)
Poi Massimo tentò altri esperimenti. Ne ricordo solo alcuni, dato che il ritmo sostenuto dei cambiamenti sul suo blog non sempre si lascia seguire con facilità. Così, ad esempio, in primavera un suo gruppetto di fedelissimi(e) si è trovato a lezione di Bada Yoga e poi coinvolto nella intrigante vicenda di Rufus. Ho tutte le canzonette di Rufus ancora qui sul mio pc, e ricordo anche una bella lettura di Manila sull'argomento. Poi si è inventato un fantastico Frogrodeo, dove - sulla base di immagini o di piccoli suoi filmati - noi rodeanti dovevamo inventarci frammenti di storie (e dei miei sono ancora molto fiera, perdonate la modestia!): qui ho letto, fra altri, restandone colpita, le cose di Dust. E poi c'è la partecipazione alla Radio di Pietro, mini-intervista alla quale la sottoscritta è approdata anche su suggestione di Max. E' bello sentirsi per radio: mi son resa conto di avere la voce da adulta (io che mi sento sempre come una pre-adolescente, quando parlo ...). E' incredibile quante cose riescano a fare i blogger! (continua, continua ...).
10.1.05
Quei sorrisi virtuali ... (1 e 1/2)
Questo è solo l'inizio di un'altra storia ... Sapete? Mi son resa conto che qui col blog è come a casa mia. Ogni oggetto, in casa Ecate, ha una sua vicenda (e quasi di ognuno Ecatina ricorda a perfezione le vicissitudini): è un regalo di qualcuno a cui questa blogger tiene (o ha tenuto) molto, è una 'conquista' fatta durante un viaggio, o magari una piccola follia concessasi a un mercatino delle pulci etc. etc. Ebbene: il blogroll (per i 'newbies': l'elenco dei link) qui a destra è fatto tutto (ma tutto, ma tutto!) di link che hanno una storia ... Di alcuni link riuscirò a raccontare solo 'mezza storia' (di alcuni perché non la ricordo bene, di alcuni perché alcune cose è meglio cadano nell'oblìo ...). Per ora tengo fede a una promessa. Una delle mie conoscenze più antiche (quando Ecate era ancora un altro blog, loggato su Splinder, per giunta!) è senz'altro il geniale Max (cfr., qui a destra, SdC). Ci inciampo una sera del tardo 2003: Massimo si era inventato l'insostenibile esistenza di Marco Trellini (v. qui, sotto Essere e Non essere). Aveva realizzato, come tanti di noi, soprattutto blogger, che era possibile mascherare il proprio essere così reali sotto un proxy assolutamente virtuale. E aveva deciso di fondare un Fan Club. Ci iscrivemmo al Fan Club di questo inesistente Marco Trellini forse in 14 o in 15 (Max mi smentirà se sbaglio ...). E l'ineffabile segretario Massimo del presidente inesistente iniziò a porre quesiti ai soci, e a stimolarli intellettualmente. Poi propose una 'minichat', credo in una sera di novembre del 2003 (una sera in cui la sottoscritta si sentiva particolarmente sola e fragile, ricordo ...). Ci trovammo in diversi (soprattutto: diverse). Fu così che 'conobbi' Liza e Titti e Gabryella e MariAntonietta, e ('non' conobbi, diciamocelo) Effe, e soprattutto SiSi (che mi colpì particolarmente, con i suoi transiti ancheggianti e sfuggenti). La mia curiosità era alle stelle, e soprattutto la mia capacità di non capire assolutamente nulla di quel che stava accadendo ... Stava accadendo che incrociavo alcuni fra i più notevoli esperti del mezzo: che cazzeggiavano fra loro e con noi come bimbi impertinenti. E iniziammo a far battute sui rispettivi blog (e nei rispettivi commenti) su questi 'incroci'. Senza sapere assolutamente chi fossimo, né tantomeno 'cosa' fossimo. Era però così divertente e (sur)reale questa (in)esistenza ... Massimo distribuì tessere del Fan(tomatico)Club, e cominciò anche un piccolo giro di e-mail ... ogni tanto quella chattina mi manca, e sul serio (continua, ma non so bene quando!).
9.1.05
Quei sorrisi virtuali ... (1)
AVVERTENZA: questo è un post ad alto contenuto di sentimentalismo. Si consiglia a chi avesse problemi di zuccheri di astenersi dalla lettura ...
Mi tengono compagnia. Con quel che scrivono. Con quel che non scrivono. Con le loro faccine buffe e i passaggi nei commenti. In questo (per tanti versi amaro) 2004 sono stati senza alcun dubbio una delle cose migliori (ve ne sono state altre, ma loro possiedono quella indefinibile qualità della 'costanza' ...). Ne possiedo frammenti, è chiaro. Ma quei frammenti mi illuminano frammenti di giornata. E non sono in tanti a poter dire la stessa cosa. C'è lui, dagli occhi dolcissimi e il sorriso tenero: lui a cui ho stretto la mano, in quel caffè di Milano, che mi chiama Contessina; lui che non fa passare giorno senza farsi vivo e mi conforta e mi fa ridere e mi infonde un po' di coraggio di vivere. C'è lei, dagli occhi azzurri come stelle (che mi ricordano tanto quelli della mia mamma), dalla presenza angelica: c'è e non la vedi, la senti ogni tanto, e quando la senti ti commuove sempre (come abbia fatto a diventare in così poco tempo il nume tutelare di Ecatina-blogger è un insondabile mistero della rete ...). C'è lei, misteriosa, evanescente musicista, dalle poche parole ma dal cuore grande, che solletica la mia curiosità di ricercatrice (e chi sa che fra non molto ci si possa incontrare ...). C'è lei, dalla vivacità esuberante, i cui commenti pazzerelli e le cui mail colorate rivelano un meraviglioso entusiasmo di vita e una socialità incontenibile. C'è lei, dai mille talenti fantasiosi (dalla fotografia in rete alla cucina d'essai), una 'tosta e fragile', che per tanti versi mi ricorda me stessa nel mio alter ego in carne ed ossa. C'è lei, una pasionaria in ogni senso, ma dalla voce dolce e cordiale, il cui bisogno di amicizia e legami quasi 'buca' la rete ... E poi non posso dimenticare lui, dal cui blog su Splinder, dopo l'estate, son nate queste amicizie incredibili: un Capo gentile e indaffarato, un padre di famiglia pieno di impegni che ogni tanto trova anche tempo per il blog - ironico e scanzonato, colto e affettuoso ... Come potrei negare di essere donna fortunata? (continua, se volete ...).
8.1.05
Fra i luoghi del mito e la Nuova Terra
(Per la serie: come ti acculturo la Ecatina). Alla redazione di Ecate giungono, stavolta, notizie dall'Uruguay. Si tratta di Antonio, un amico della Ste (Ste, tesoro, lo apprendi dal blog, ma te lo avrei scritto comunque ...), che giunge qui, appunto, attraverso Elmundo. La corrispondenza è stata alquanto telegrafica (Antonio è - pare - sempre in giro). Questo fantasioso nativo della Trinacria (dalla 'montagna sacra a Demetra e Kore') ha trovato il tempo di inviarmi una stupenda lirica di Mario Benedetti, poeta uruguaiano del Sentimento e dell'Impegno sociale (notizie in iberico, fra l'altro, qui, in italico qui: scoprirete anche che è una vergine della terza decade, del 14 settembre - ehe!). E - con la traduzione sua, di Antonio - mi ha concesso di regalarvela. E' un bel regalo, proprio bello (non posso non condividerlo, insomma!). Buona lettura.
Corazón coraza
Porque te tengo y no
porque te pienso
porque la noche está de ojos abiertos
porque la noche pasa y digo amor
porque has venido a recoger tu imagen
y eres mejor que todas tus imágenes
porque eres linda desde el pie hasta el alma
porque eres buena desde el alma a mí
porque te escondes dulce en el orgullo
pequeña y dulce
corazón coraza
porque eres mía
porque no eres mía
porque te miro y muero
y peor que muero
si no te miro amor
si no te miro.
porque tú siempre existes dondequiera
pero existes mejor donde te quiero
porque tu boca es sangre
y tienes frío
tengo que amarte amor
tengo que amarte
aunque esta herida duela como dos
aunque te busque y no te encuentre
y aunque
la noche pase y yo te tenga
y no.
Cuore corazza
Perche' ti ho e non ti ho
perche' ti penso
perche' la notte sta con gli occhi aperti
perche' la notte passa e dico amore
perche' e' venuta a raccogliere la tua immagine
e sei meglio di tutte le tue immagini
perche' sei bella dai piedi fino all'anima
perche' sei buona dall'anima fino a me
perche' ti nascondi dolce nell'orgoglio
piccola e dolce
cuore corazza
perche' sei mia
perche' non sei mia
perche' ti guardo e muoio
e peggio, muoio
se non ti guardo amore
se non ti guardo.
perche' tu sempre esisti ovunque
ma esisti meglio dove ti amo
perche' la tua bocca e' sangue
ed hai freddo
debbo amarti amore
debbo amarti
malgrado questa ferita dolga come due
malgrado ti cerchi e non ti trovi
e malgrado
la notte passi ed io ti abbia
e non.
6.1.05
The scent of silence (ovvero: der Duft der Stille)
L'avevo promesso (pare). Come sempre, a me stessa. Leggendo Possession della Byatt inciampo in una lettera - la prima - fittizia, scritta dalla (fittizia) intellettuale ottocentesca Christabel al suo (fittizio) spasimante intellettuale Randolph. L'incipit è struggente, esprime tutto quel che una donna, concentrata sui suoi libri e la sua quiete, riesce a provare (inclusa - mi pare - la frustrazione ...):
Io vivo isolata e in comunicazione solo con me stessa ..., non come una Principessa nel folto del bosco ..., ma piuttosto come un Ragno molto grasso e soddisfatto di sé al centro della propria Ragnatela lucente ... Arachne è una signora per la quale provo grande simpatia, una onesta artigiana, che produce oggetti perfetti, ma leggermente incline a giocare scherzi poco ortodossi agli stranieri in visita o a quelli invadenti, non cogliendo la differenza tra i due tipi, forse, se non troppo tardi ... Sono una creatura della mia Penna, ... la mia Penna è la parte migliore di me ....
Mi pare che - dopo una giornata passata a consumarmi la vista sulle mie carte polverose (che adoro, lo giuro, che adoro!) - queste frasi possano esprimere in parte un frammento del piacere e della Sehnsucht che si provano nella Solitudine e nel Silenzio.
E con questo ho scritto qualcosa che dovrebbe essere in tema anche con i temi di Max ...
5.1.05
Blogfolies
Il motto di oggi è 'voglia di lavorar saltami addosso' ... è per questo che, gironzolando, inciampo nella curiosa iniziativa di Labranca e nel mitico (mi sembra scontato ripetere ancora una volta 'geniale' - ma lo penso, lo penso!) apocrifo di Max (attenzione, però: c'è del metodo, in questa parodia ...) - ovviamente io mi prenoto per far parte dei Massimo's UNO!!!
* Doppio scolio. 1) C'è, in rete (e una volta tanto si consenta anche alla sottoscritta il tabù del link ...), chi si vanta addirittura di essere entrato a far parte dei Labranca's Eleven nel venticinquennale dell'ingresso della Yourcenar nell'Académie Française (mi trattengo e rilascio solo un diplomatico: NO COMMENT). 2) Il mio amico Acide, con la sua solita, ficcante ironia, si chiede (degli Eleven in questione): "Ma faranno Mapin Mapon?" (non oso pensare a cos'altro faranno ...)
E Postilla (tanto per addolcirsi la bocca con un po' di onfaloscopia ...). 1) Secondo le ABC News l''uomo dell'anno' sono i blogger (mica male, mi sembra ...). 2) Se non vi va di sorbirvi l'intero articolo fiume sui blog (dal significativo titolo: 'Perché non c'è scampo dai blog') del settimanale Fortune, ne trovate un estratto da Giusec & friends. Buona giornata di festa!
.
Poor reader
La tragedia del Sud-Est asiatico, il collegamento fra quanto è avvenuto laggiù e le pesanti responsabilità di noi abitanti del pianeta nel prodursi di conseguenze atroci come quelle cui andiamo assistendo in questi giorni mi inducono a tornare a letture di qualche anno fa. Parlo di Hans Jonas, Il principio responsabilità (profetico, già nel 1979 predicava l'attenzione nei riguardi del problema ecologico):
Non è la forma ma il contenuto dell'agire ad avere priorità. In tal senso la morale è 'altruistica', benché talvolta possa avere per oggetto anche uno stato dell'io, ossia uno stato che sia conforme al dovere e pertinente alla causa del mondo (senza che l'altruismo sia di per sé morale). Non il dovere è l'oggetto, non la legge etica motiva l'agire morale, ma l'appello intramondano del bene-in-sé-possibile, che si contrappone alla mia volontà e pretende ascolto, in conformità alla legge etica. Prestare ascolto a quell'appello è proprio ciò che la legge morale impone: essa non fa che dare rilievo universale alla voce di tutti i beni dipendenti dall'azione e al loro rispettivo diritto alla mia azione, e mi prescrive come dovere ciò che il giudizio mostra degno di essere in sé e bisognoso del mio operato. Ma per raggiungermi e stimolarmi in modo da mettere in moto la volontà, quell'appello deve trovare in me una certa permeabilità.
Che non sia il caso che sulle nostre reti monopoliche si cominci un battage pubblicitario sulla tutela ambientale? Dato che la nostra volontà ormai si mette in moto solo grazie ai martellamenti televisivi ...
3.1.05
Oracolo per il nuovo anno
E' in un biglietto di auguri che ho appena aperto (un anziano, coltissimo professore che pare il gemello di Adenauer ...). Mi sembra in qualche modo rappresenti come mi sento in questo strano inizio d'anno. Vi tocca anche il tedesco (anche se è un tedesco che traduce il greco - per questo, forse, ancora più bello ...):
Ihr Blick geht weit
durch Stunden, Jahre;
es stehn in Waage
Erwartung, Zweifel, Hoffnung:
sie sieht die Zeit, erahnt die Tage,
die unbekannt
uns noch ereilen werden.
Doch kennt sie auch
das alte Wort:
Der Preis des Glückes ist die Freiheit,
der Preis der Freiheit
ist der Mut.
Giunge lontano il suo sguardo,
vede attraverso le ore, gli anni;
sul piatto sono
attesa, dubbio, speranza:
vede il tempo, scorge i giorni
che ignoti
ci raggiungeranno.
Eppure le è noto
anche l'antico detto:
il prezzo della fortuna è la libertà,
il prezzo della libertà
il coraggio.
E' Tucidide (2.43.4) che parla della Sibilla di Delfi. Non male, come augurio di inizio anno. Beh, auguri di nuovo a tutti (e che più che prezzi da pagare vi siano premi da ricevere ...).
2.1.05
Un pensiero per il Sud-Est asiatico. 2
Mi segnalano questo link. Qui si trovano numerosissime informazioni su come aiutare. Altrimenti, cliccate sul banner qui a destra. Speriamo che il Nuovo Anno porti - al di là di morte e distruzione - anche bene e compassione. Buon 2005 a tutti da Ecatina.
Alice non lo sa. Diario di un capodanno conservativ/alternativo
La redazione di Ecate riceve (da un'amica) e volentieri pubblica (in luogo degli asterischi pensate ad una ricca metropoli del centro-nord ...)
Alla cena di San Silvestro eravamo 9 adulti e 3 bambini: 3 e mezzo, perche' uno era
in arrivo. I bambini consistevano in un italo-russo di 6 anni con la faccia da piccolo Putin e la voce da piccolo Prodi ('scolta mo', io scion di Mosca. Tu di dove scei?), che chiameremo Boris, una minuscola russa di 3 anni, in Italia da due giorni, che pareva uscita da un cartone animato e diceva solo "Oppala" [la sua nuova mamma pare le dica "Óppala" quando finisce di vestirla la mattina] e un'acciughina nordica di 6 anni, piglio deciso e voce penetrante, dall'inevitabile nome di Alice. Alice era elegantissima nel suo tutù nero ed ha ingiunto a tutti di chiamarla Ghiacciolo. Boris sostiene che sono fidanzati ma Alice non commenta (non lo sa?).
Gli adulti erano quasi tutti in coppia, con distribuizione scalare di figli (due, uno, quasi uno, nessuno), e tutti occupati nel terziario: università, comunicazione, servizi sociali, più un marito indefinito (o indefinibile? N.D.B.). Vari gradi di eleganza: pur sospettando che la padrona di casa sarebbe stata in ciabatte, alcune delle ospiti non hanno rinunciato a pararsi a festa - e mal gliene è incolto: da princìpi di congelamento (faceva il solito freddo da dicembre nordico, benché il padrone di casa continuasse a spalancare le finestre - io chiudevo e lui apriva, maledetto!), a lievi ferite da colluttazione. Ché (e come poteva essere altrimenti?) Boris si è lanciato ruggendo dal letto sopraelevato dell'Ikea sulla mamma di Alice, che sfoggiava un top di seta, graffiandole la schiena.
La mamma di Alice lavora come assistente sociale da ben 32 giorni con i casi più disperati di ***. Ci aveva appena comunicato che odia agi e mollezze, che lei di suo vivrebbe in una capanna di tronchi, che - pur essendo italo-nordica da generazioni - si sente russa nell'anima e che tutti la scambiano per tale per via dello zigomo alto e degli occhi di ghiaccio; c'è rimasta male per l'assalto ululante e ha fatto osservazioni assai pungenti sulla barbarie di certi popoli ... (... poi è corsa via al sopraggiungere dell'ovatta, per paura del disinfettante ...).
La casa era nel solito simpatico casino, stile Ikea-Bohème: mucchi di biancheria da stirare, mucchi di travi per il letto sopraelevato di Boris, e, soprattutto, porta del bagno senza chiave: gli ospiti non adusi alle consuetudini delle famiglie con bambini si sono un attimo irrigiditi - ma non hanno trovato comprensione. Avete mai provato ad andare in bagno mentre il bambiname di casa gioca a nascondino? Ebbene (e per esperienza diretta): occorre una certa forza di carattere ...
La cena era in realtà un pic-nic al coperto, nel senso che si mangiava e beveva quel che gli ospiti si erano portati dietro di loro iniziativa, su stoviglie di carta; il piattame si era, per la verità, perso fra i mucchi di roba in giro, per cui ciascuno dei presenti si è messo a caccia di un piatto e un bicchiere purchessia.
Il menu, di conseguenza, non era perfettamente bilanciato - anche se tutto piuttosto gustoso; uno che ne sapeva un minimo si è messo a dirimere il flusso dei vini, così da evitare che gli ospiti si bevessero l'Amarone con il baccalà. Purtroppo nessuno ha diretto il traffico intorno alla fonduta di carne, con le immaginabili conseguenze - considerando che, in tutto ciò, Boris sgomitava con varie esigenze, Oppala cercava di far capire a gesti che voleva essere lanciata da un ospite all'altro e contemporaneamente nutrita e Alice ritraeva ognuno di noi in foggia d'animale con mantello (io da farfalla, secondo Alice, da grasso pulcino, secondo me). Sul tavolo da pranzo una batteria di cellulari accesi, per monitorare l'arrivo dei messaggini d'auguri.
Poi Oppala se n'è andata a dormire sui cappotti degli ospiti, gli altri due pulciotti si sono eclissati e noi abbiamo brindato all'anno nuovo, tentato di telefonare in giro e affrontato le portate conclusive: mascarpone con mostarda, gelo di mandarini e lichées, che sono fruttini cinesi. I lichées sono stati accantonati dopo che la mamma di Alice ha detto che lei li adora, ma le fanno impressione. A quel punto i padroni di casa hanno dato il loro contributo alla serata tirando fuori cartine da sigarette e un sacchetto di erbetta profumata proveniente dall'orto di amici di amici che stan sui colli sopra ***. Chiaro che erba così non può che essere di qualità sopraffina e far bene a tutto, per cui i genitori attuali e futuri si son messi a tirare con molto entusiasmo. La mamma di Alice a un certo punto si è imbambolata, ha cominciato a guardar fisso la tovaglia e non c'è stato verso di scuoterla o farle dire una parola. Dopo un po', con molta lentezza e grande concentrazione, ha raccolto le bucce dei lichées rimaste in giro ed ha cominciato a disporle artisticamente sulla tastiera del telefonino, fino a che il marito non le ha infilato cappello e cappotto e l'ha riportata a casa insieme ad Alice addormentata.
I padroni di casa si son finiti la quiche alla pancetta e sono andati a letto anche loro - gli ospiti rimasti hanno usato le poche risorse intellettive ancora disponibili per sfidarsi a "Taboo", uomini contro donne. È finita pari.